Cynegi Network
 Home > Interviste > Speciale Festival 2004

 


Gianni Bella racconta il suo Festival

"Sanremo: una  parte della cultura italiana"

 

Gianni Bella durante la nostra intervista   ©foto di Andrea Freducci

 

di Andrea Cartotto e Fabio Barricalla

 

Quando si parla di Gianni Bella, si parla di uno dei personaggi che hanno fatto la storia della musica leggera italiana. Comincia la sua lunga carriera nel 1969 con la sorella Marcella per la quale scrive canzoni di grande successo (chi non ricorda "Montagne verdi"?), quindi si scopre raffinato interprete con brani come "Non si può morire dentro". Collabora con il grande Mogol e con Adriano Celentano, e per lo stesso Celentano firma due album che per lungo tempo sono rimasti in vetta alle classifiche, "Io non so parlar d'amore" ed "Esco di rado e parlo ancora meno".

Affronta ora la sfida del 54° Festival della canzone italiana presentando due canzoni scritte a quattro mani con Mogol.  

D: Come vive questo Sanremo "nelle retrovie", partecipando come autore e presentando due giovani artisti?

R: Presento al Festival due interpreti, Veruska e Massimo Modugno - ndr quest'ultimo in coppia con i Gipsy Kings -; vivo quest'avventura un po' come  in passato, anche se quest'anno l'atmosfera mi sembra  più frizzante, credo sia dovuta al fatto che ci sono 22 giovani cantanti di cui 18 giovanissimi. Questa secondo me è una buona formula per il Festival, può condurlo ad una risalita.

D: Questa edizione del Festival, a causa del fatto che non sono stati scelti nomi di grande richiamo, può accusare dei contraccolpi?

R: Credo che il direttore artistico Tony Renis abbia fatto un ragionamento giusto, quello di sacrificare qualcosa in  nome del rinnovamento. A pagare sarà l'audience, ma se il guadagno è quello di riportare all'ascesa il Festival "attualizzandolo", presentando dal punto di vista musicale canzoni in grado di vendere dischi,  penso che valga la pena perdere un po' di telespettatori. 

D: Sanremo, nel panorama della musica italiana rimane comunque un evento culto, o ha perso un po' del suo smalto?

R: Bè, secondo me sì, la stessa parola lo dice...(ndr, sorride); Sanremo è come Sant'Agata, San Gennaro...dove c'è il prefisso "San" questo significa che ci troviamo di fronte ad una importante parte culturale del nostro paese. Quando guardo in televisione i filmati delle vecchie edizioni in bianco nero del '54, oppure del '56, è bello per me vedere come questa tradizione sia andata avanti per cinquant'anni. Mi chiedo dunque: perchè distruggere questo trampolino di lancio per la buona musica? La rincorsa all'audience, i programmi televisivi che sempre di più creano dei "mostri" a livello artistico, abituano i ragazzi al facile successo, uno specchietto per le allodole. Ma è bene ricordare che non è così che si costruisce il successo, si costruisce nel tempo attraverso una vita artistica piena.

Cosa posso dire...credo che sia ingiusto andare contro una manifestazione come il Festival di Sanremo, e mi dispiace per miei colleghi che mai come quest'anno hanno fatto terra bruciata intorno al Festival. Mi dispiace vedere che nessuno si muova per frenare le accuse ingiuste che in questi giorni vengono mosse verso la manifestazione, quando poi gran parte dei musicisti e dei compositori devono la loro affermazione proprio a Sanremo, e dovrebbero essere riconoscenti, o quantomeno affettuosi verso una rassegna che li ha resi celebri.

D: Si può quindi parlare di ingratitudine da parte di alcuni...

R: E' senza dubbio ingratitudine, e poi, senza ricorrere all'espressione "cagasotto" utilizzata da Tony Renis, devo dire che alcuni artisti disertano Sanremo per paura, non la paura di affrontare il palco, ma la paura di perdere il consenso del pubblico se la gara non dovesse avere gli esiti sperati, ed anche magari parte dei loro attuali guadagni.

D: Sono allora i giovani che per una volta possono dare l'esempio ai colleghi più noti...

R: Io infatti apprezzo per questo motivo la scelta di Tony Renis di puntare sui giovani. Io e Mogol, che penso non dobbiamo dimostrare a nessuno se valiamo oppure no, abbiamo dimostrato venendo qui l'amore che abbiamo per il Festival, la gratitudine che gli dobbiamo. Abbiamo raccolto l'invito del direttore artistico e ci siamo sentiti in dovere di essere presenti in prima linea, subendo le accuse ingiuste di questi giorni, pronunciate in malafede.

D: E' significativo, nell'epoca della musica commerciale e dei tormentoni, che lei e Mogol abbiate presentato ben due canzoni a Sanremo, all'insegna della qualità...

R: Noi siamo qui per promuovere il nostro progetto, rimettendoci in gioco, e chiedo ai miei colleghi solo questo, di avere coraggio.

  






    
   

template designed by: José Ferreira          Content editor: Andrea "Pinketts"