Gianni Bella racconta il suo Festival
"Sanremo:
una parte della cultura italiana"

Gianni Bella durante la nostra intervista
©foto di Andrea Freducci
di
Andrea Cartotto e Fabio Barricalla
Quando si parla di Gianni Bella, si parla di uno dei personaggi
che hanno fatto la storia della musica leggera italiana. Comincia
la sua lunga carriera nel 1969 con la sorella Marcella per la
quale scrive canzoni di grande successo (chi non ricorda "Montagne
verdi"?), quindi si scopre raffinato interprete con brani come
"Non si può morire dentro". Collabora con il grande Mogol e con
Adriano Celentano, e per lo stesso Celentano firma due album che
per lungo tempo sono rimasti in vetta alle classifiche, "Io non so
parlar d'amore" ed "Esco di rado e parlo ancora meno".
Affronta ora la sfida del 54° Festival della canzone italiana
presentando due canzoni scritte a quattro mani con Mogol.
D: Come vive questo Sanremo "nelle retrovie", partecipando
come autore e presentando due giovani artisti?
R: Presento al Festival due interpreti, Veruska e Massimo
Modugno - ndr quest'ultimo in coppia con i Gipsy Kings -;
vivo quest'avventura un po' come in passato, anche se quest'anno
l'atmosfera mi sembra più frizzante, credo sia dovuta al
fatto che ci sono 22 giovani cantanti di cui 18 giovanissimi.
Questa secondo me è una buona formula per il Festival, può
condurlo ad una risalita.
D: Questa edizione del Festival, a causa del fatto che non
sono stati scelti nomi di grande richiamo, può accusare dei
contraccolpi?
R: Credo che il direttore artistico Tony Renis abbia fatto un
ragionamento giusto, quello di sacrificare qualcosa in nome
del rinnovamento. A pagare sarà l'audience, ma se il guadagno è
quello di riportare all'ascesa il Festival "attualizzandolo",
presentando dal punto di vista musicale canzoni in grado di
vendere dischi, penso che valga la pena perdere un po' di
telespettatori.
D: Sanremo, nel panorama della musica italiana rimane
comunque un evento culto, o ha perso un po' del suo smalto?
R: Bè, secondo me sì, la stessa parola lo dice...(ndr,
sorride); Sanremo è come Sant'Agata, San Gennaro...dove c'è il
prefisso "San" questo significa che ci troviamo di fronte ad una
importante parte culturale del nostro paese. Quando guardo in
televisione i filmati delle vecchie edizioni in bianco nero del
'54, oppure del '56, è bello per me vedere come questa tradizione
sia andata avanti per cinquant'anni. Mi chiedo dunque: perchè
distruggere questo trampolino di lancio per la buona musica? La
rincorsa all'audience, i programmi televisivi che sempre di più
creano dei "mostri" a livello artistico, abituano i ragazzi al
facile successo, uno specchietto per le allodole. Ma è bene
ricordare che non è così che si costruisce il successo, si
costruisce nel tempo attraverso una vita artistica piena.
Cosa posso dire...credo che sia ingiusto andare contro una
manifestazione come il Festival di Sanremo, e mi dispiace per miei
colleghi che mai come quest'anno hanno fatto terra bruciata
intorno al Festival. Mi dispiace vedere che nessuno si muova per
frenare le accuse ingiuste che in questi giorni vengono mosse
verso la manifestazione, quando poi gran parte dei musicisti e dei
compositori devono la loro affermazione proprio a Sanremo, e
dovrebbero essere riconoscenti, o quantomeno affettuosi verso una
rassegna che li ha resi celebri.
D: Si può quindi parlare di ingratitudine da parte di
alcuni...
R: E' senza dubbio ingratitudine, e poi, senza ricorrere
all'espressione "cagasotto" utilizzata da Tony Renis, devo dire
che alcuni artisti disertano Sanremo per paura, non la paura di
affrontare il palco, ma la paura di perdere il consenso del
pubblico se la gara non dovesse avere gli esiti sperati, ed anche
magari parte dei loro attuali guadagni.
D: Sono allora i giovani che per una volta possono dare
l'esempio ai colleghi più noti...
R: Io infatti apprezzo per questo motivo la scelta di Tony
Renis di puntare sui giovani. Io e Mogol, che penso non dobbiamo
dimostrare a nessuno se valiamo oppure no, abbiamo dimostrato
venendo qui l'amore che abbiamo per il Festival, la gratitudine
che gli dobbiamo. Abbiamo raccolto l'invito del direttore
artistico e ci siamo sentiti in dovere di essere presenti in prima
linea, subendo le accuse ingiuste di questi giorni, pronunciate in
malafede.
D: E' significativo, nell'epoca della musica commerciale e
dei tormentoni, che lei e Mogol abbiate presentato ben due canzoni
a Sanremo, all'insegna della qualità...
R: Noi siamo qui per promuovere il nostro progetto,
rimettendoci in gioco, e chiedo ai miei colleghi solo questo, di
avere coraggio.
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